Gli afghani, avvolti nei loro mantelli o nei loro burqa, al freddo e al buio, senza acqua potabile né elettricità, aspettano. Che la guerra finisca, che la fame finisca, che si possa studiare, che arrivi un po' di libertà, che si intraveda qualche bagliore di diritti umani.
Nei suoi anni di servizio nelle zone di conflitto, Gino Strada ha raccolto una serie di storie e vicende sulla guerra riportate in questo libro. Storie provenienti da diverse parti del mondo: Iraq, Pakistan, Ruanda, Afghanistan, Etiopia, Angola, Perù, Cambogia, Serbia, Gibuti. Zone differenti ma stessa logica assurda. Quella della guerra. Che conta il suo maggior numero di vittime tra i civili. Che ha la sua forza nella quotidianità della tragedia. E che si esprime in modi diversi. Come quello delle mine antiuomo. Pappagalli verdi, infatti, è il nome dato ad alcune mine antiuomo, progettate in modo da somigliare a dei giocattoli innocui: hanno le ali come uccelli e sono di colore verde. La loro forma particolare attira soprattutto i bambini, che diventano così le principali vittime di quest'arma: migliaia di loro rimangono feriti, mutilati o ciechi, dopo aver raccolto o calpestato uno di questi "giocattoli."
La buskashi è il gioco nazionale afghano: due squadre di cavalieri si contendono la carcassa di una capra decapitata. È violento, senza regole. L'unica cosa che conta è il possesso della carcassa, o almeno di quello che ne resta al termine della gara. È come il tragico gioco a cui partecipano i numerosi protagonisti del conflitto afghano. Una partita dove al posto della capra c'è il popolo dell'Afghanistan. Un viaggio nella tragedia delle vittime, e insieme una riflessione sulla guerra, sulla politica internazionale, sull'informazione e sul mondo degli aiuti umanitari.