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Gian Antonio Stella

    La casta
    Licenziare i padreterni
    La deriva
    L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi
    Negri, froci, giudei & co.
    Carmine Pascià
    • Negri, froci, giudei & co.

      L'eterna guerra contro l'altro

      • 336 pages
      • 12 hours of reading

      Milano, 2009; ril., pp. 331. (Saggi Italiani). I cori negli stadi contro Mario Balotelli, i bellicosi picchetti contro gli "zingari" anche se sono veneti da generazioni e fanno di cognome Pierobon, i barriti di parlamentari leghisti ("Marocchini di merda! Marocchini di merda!") contro gli immigrati, lo sfondamento alle elezioni europee di un po' tutti i partiti xenofobi, le spedizioni punitive contro gli stranieri, gli insulti ai "finocchi", il rifiuto in troppi alberghi di bambini down che "disturbano e contrastano col clima di vacanza"... Come a volte capita nella storia, proprio negli anni in cui gli Stati Uniti mandavano alla Casa Bianca il primo afroamericano, pare essere risorta qua e là la pianta maledetta del razzismo, della xenofobia, dell'egoismo egocentrico, del disprezzo verso l'altro che sembrava essere morta nella scia del senso di colpa collettivo per il colonialismo, le leggi segregazioniste americane, l'apartheid in Sudafrica e soprattutto l'Olocausto. Anzi, l'uso strumentale del rapporto con l'anti-semitismo ("l'olocausto è stato un'infamia, gli ebrei sono uguali e forse migliori di noi, Israele è un grande paese e proprio perché io sono filo-sionista posso dire anche che i negri puzzano e i rom rubano...") è diventato, secondo gli ebrei più avvertiti, un fastidioso paravento di tanti neo-razzisti.

      Negri, froci, giudei & co.
    • L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi

      • 315 pages
      • 12 hours of reading

      Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci linciavano perché rubavamo il lavoro o facevamo i crumiri, ci proibivano di mandare i figli alle scuole dei bianchi in Louisiana, ci consideravano "non visibilmente negri" nelle sentenze in Alabama. Quando gli "albanesi" eravamo noi, truffavamo mezza Europa raccogliendo soldi per riscattare inesistenti ostaggi dei saraceni, vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di donne nostre anche dodicenni i bordelli di tutto il mondo. Quando gli "albanesi" eravamo noi, espatriavamo clandestini a centinaia di migliaia oltre le Alpi e gli oceani, seminavamo il terrore anarchico ammazzando capi di stato e poveri passanti, dormivamo a turno in quattro nello stesso fetido letto ed eravamo così sporchi che a Basilea ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci accusavano di essere tutti criminali, ci rinfacciavano di avere esportato la mafia e ci ricordavano che quasi la metà dei detenuti stranieri di New York era italiana. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri. Tanto che in Svizzera pochi anni fa tenevamo ancora trentamila figli nascosti che frequentavano scuole illegali perché ai papà non era consentito portarsi dietro la famiglia.

      L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi
    • La deriva

      Perché l'Italia rischia il naufragio

      • 305 pages
      • 11 hours of reading

      Dalle infrastrutture bloccate da lacci e lacciuoli di ogni genere all'attività legislativa farraginosa, dai ritardi nell'informatica che ci fanno arrancare dietro la Lettonia agli ordini professionali chiusi a riccio davanti ai giovani, dal declino delle Università-fai-da-te alle rivolte di mille corporazioni, dalle ottusità sindacali ai primari nominati dai l'Italia è un Paese straordinario che, nonostante la sua storia, le sue eccellenze, i suoi talenti, appare ormai alla deriva. Un Paese che una classe politica prigioniera delle proprie contraddizioni e dei propri privilegi non riesce più a governare. È la tesi di Gian Antonio Stella e Sergio quella Casta, denunciata nel libro che ha rappresentato il più importante fenomeno editoriale degli ultimi anni, non è soltanto sempre più lontana dai cittadini ma è il sintomo di un Paese che non sa più progettare e prendere decisioni forti. E il confronto con gli altri Paesi, senza una svolta netta, coraggiosa, urgente, si fa di giorno in giorno così impietoso da togliere il fiato.

      La deriva
    • Licenziare i padreterni

      l'Italia tradita dalla casta

      • 183 pages
      • 7 hours of reading

      I politici politicanti italiani, quelli che Luigi Einaudi chiamava appunto «i Padreterni», sono sordi. Non riescono a capire. Non riescono a vedere, chiusi nel loro fortilizio, l’insofferenza montante dei cittadini. Quattro anni dopo La Casta, gli autori che prima e più di tutti ne hanno denunciato gli sprechi e gli abusi, smascherano punto per punto l’inadeguatezza di un potere che non riesce ad essere classe dirigente. La crisi infuria, l’euro vacilla, l’Italia è a rischio default. Urgono interven­ti, anche dolorosi, che la manovra correttiva del governo chiede a tutti i cittadini. Be’, non proprio a tutti: le misure che toccano le tasche dei politici vengono rinviate a un ipotetico futuro, e un golpe notturno elimina dalla manovra di Tremonti la norma che adegua le indennità dei parla­mentari italiani a quelle, molto più basse, dei colleghi europei. Siamo davvero governati da una casta talmente abituata ai privile­gi, da non rendersi conto che il proprio comportamento mette a rischio non solo il decoro, ma anche la tenuta delle istituzioni e della democrazia? Questo libro è un’invettiva che mette i politici e la politica (nazionale e locale) di fron­te alle proprie responsabilità.

      Licenziare i padreterni
    • La casta

      Così i politici italiani sono diventati intoccabili

      • 302 pages
      • 11 hours of reading

      Che futuro ha un Paese dove la fame di poltrone ha spinto a inventare le comunità montane al livello del mare? Dove il Quirinale spende il quadruplo di Buckingham Palace? Dove una "lasagnetta al ragù bianco e scamorza" dello chef del Senato costa la metà di una pastasciutta alla mensa degli spazzini? Dove ci sono partiti nati dalla mutazione genetica di una bottega di cuoio e ombrelli? Dove conviene fiscalmente regalare soldi a una forza politica piuttosto che ai bambini lebbrosi? Che futuro ha un Paese così?

      La casta
    • Tribù s.p.a

      foto di gruppo con cavaliere bis

      • 276 pages
      • 10 hours of reading
      Tribù s.p.a
    • Los laberintos de la educación

      • 256 pages
      • 9 hours of reading

      La educación se ha extendido en todos los países y a todos los grupos sociales, pero sus efectos positivos sobre el desarrollo y el bienestar están lejos de ser alcanzados. Un conjunto de prestigiosos especialistas en el tema analizan en este libro los laberintos de la educación de los niños y los jóvenes ante los cambios de la sociedad. El valor de la educación no depende sólo de su cantidad, es decir, de la duración de la escolarización, sino de su calidad, es decir, de lo que estudia, las técnicas de aprendizaje que se utilizan y los resultados que obtienen los estudiantes. Pero las reformas necesarias chocan con un amplio desconcierto acerca del papel que deben desempeñar los diversos actores sociales y las instituciones en la orientación de la educación. Los padres acusan a la escuela de ineficacia, la escuela se lamenta de que los padres mandan a sus hijos sin una socialización mínima, después todos culpan a la televisión y, por último, las quejas se elevan al gobierno. En los diversos capítulos de este libro se analizan el valor cultural de la educación, su importancia para el desarrollo económico y social, la crisis de la función educativa de la estructura familiar, el lugar de las escuelas privadas o religiosas en una sociedad libre y democrática, la educación en sociedades con múltiples grupos culturales y las deficiencias de la educación para el servicio público ante los retos del mundo actual.

      Los laberintos de la educación
    • Trudne i piękne powojenne lata w opowieści o mężczyźnie, kobiecie i kraju, który wracał do życia. Zmuszony do opuszczenia Sycylii, Osto szuka szczęścia w Polesine, regionie jeszcze biedniejszym od jego rodzinnych stron. Aby otrzymywać skromną pensję, którą stara ustawa przyznaje „chudym nauczycielom', musi zebrać klasę spośród miejscowych analfabetów. Pomaga mu Ines, której mąż zawieruszył się na wojnie, i wkrótce w świecie zawieszonym między ziemią a wodą, odwieczną nędzą a pierwszymi objawami boomu, złudzeniami komunistów a wrogością dewotek wobec „potajemnych romansów' kiełkuje bolesna i namiętna miłość. Perypetie głównych bohaterów przenoszą nas do magicznych Włoch lat powojennych - kraju biedaków i hochsztaplerów, adwokatów wojujących z księżmi i księży wojujących z grzesznikami, fałszywych świętych i cesarzy, sprzedawców marzeń i smutnych morderców, nieustraszonych cyrkowców i nowobogackich zarozumialców. W niezliczonych epizodach ironia i cierpienie, śmieszność i dramaty mieszają się w przedziwnej grze zmyślenia i prawdy - wszystko tu jest wytworem wyobraźni, ale też wszystko, choć to nieprawdopodobne, naprawdę się zdarzyło. Gian Antonio Stella, korespondent „Corriere della Sera', jest jednym z najwybitniejszych włoskich dziennikarzy i autorem kilku książek. Chudy nauczyciel to jego pierwsza powieść, okrzyknięta wielkim wydarzeniem literackim.

      Chudy nauczyciel
    • Milano, Rizzoli, 2007, 8vo cartonato editoriale con sovraccopertina, pp. 289 (numerose sottolineature a matita nel testo) .

      La casta